mercoledì 28 febbraio 2007

"Romeo e Giulietta" di W. Shakespeare

Romeo e Giulietta è una tragedia di William Shakespeare tra le più famose e rappresentate, e una delle storie d'amore più popolari di ogni tempo e luogo. Innumerevoli sono le riduzioni musicali (si ricordano i balletti di Čaikovskij e Prokof'ev ed il notissimo musical West Side Story) e cinematografiche (fra le più popolari quelle dirette da Zeffirelli e Luhrmann). La vicenda dei due protagonisti ha assunto nel tempo un valore simbolico, diventando l'archetipo dell'amore perfetto ma avversato dalla società. Nell'immaginario collettivo l'espressione essere come Romeo e Giulietta è, anche per coloro che sono venuti a contatto in maniera marginale con questo classico, una diretta evocazione dei sentimenti amorosi così mirabilmente e poeticamente descritti dal dramma scespiriano. Per queste sue caratteristiche letterarie e poetiche, trovo che questo classico del teatro europeo e mondiale, possa proprio per la sua notorietà, essere presentato ai ragazzi, anche nell'ottica di un progetto didattico trasversale (lett. italiana ed inglese).

LA SEMPLICITA’ DI UN GENIO

Lo stile di Shakespeare ha la naturalezza del genio. Il suo segreto è la grande semplicità. Usando un linguaggio piano, comprensibile a chiunque, egli riesce ad esprimere in modo altamente poetico sentimenti e concetti profondi e veri. Le sue espressioni, le sue immagini sono limpide, armoniose, piene di poesia. La delicatezza di questo famoso dialogo, il rapido susseguirsi di splendide immagini Di notte l' usignolo canta su quel melograno “ ... “ le strisce che tagliano invidiose le nuvole “ ... “ quel lucore laggiù non è l' occhio del mattino ne fanno una delle pagine più belle e commoventi del teatro di tutti i tempi. Osserviamo come sono vere le parole con cui Giulietta cerca disperatamente di ingannare se stessa e l' amante per trattenerlo ancora un poco presso di sé, e com' è comprensibile, com' è umano l' improvviso voltafaccia di Romeo : “ E dico anch' io che quel lucore laggiù non è l' occhio del mattino.... “. Due innamorati, in ogni tempo, non parlerebbero così, non si esprimerebbero con le stesse parole dei due nostri candidi giovani protagonisti? Shakespeare ha dato parole vere, a sentimenti reali una stupenda forma poetica e questo senza ricorrere ad artifici o a parole "difficili" ; noi possiamo capire tutto, sentire l' acqua fresca della speranza, della gioia che uniscono Romeo E Giulietta, pronti all' amore e alla morte. Ci lasciamo convincere, trascinare, commuovere. Questi sono miracoli del genio.

LA TRAMA

Siamo nel Cinquecento. Le due famiglie più potenti di Verona, i Montecchi e i Capuleti, sono mortalmente nemiche tra di loro. Romeo, figlio del vecchio capofamiglia Montecchi, partecipa mascherato a una festa in casa Capuleti ; qui vede per la prima volta Giulietta, la giovane figlia del vecchio Capuleti, e se ne innamora perdutamente. dopo la festa Romeo si nasconde sotto il balcone di Giulietta e sente la fanciulla che parla a voce alta con se stessa, e sicura di non essere ascoltata da nessuno, essa confessa trepidamente di aver visto il giovane e di essersi innamorata di lui ; ma il suo amore è senza speranza perché Romeo porta il nome degli odiati nemici. Romeo, pazzo di felicità, esce dal suo nascondiglio, le parla appassionatamente e in una bellissima scena d' amore convince Giulietta a sposarlo in segreto. Il giorno seguente i due giovani si sposano con l’aiuto di frate Lorenzo. Ma intorno ai due innamorati si va preparando la tragedia. Tebaldo, cugino di Giulietta, furioso perché ha saputo che romeo ha osato partecipare alla festa dei Capuleti, incontrando Mercuzio, un prode amico di Romeo, lo provoca per giungere alla lite. Romeo interviene per porre pace e Tebaldo insulta anche lui e lo invita a battersi. Ma Romeo, che non è più capace di odiare i Capuleti, rifiuta. Mecuzio non comprende la passività di Romeo ( egli non sa che l' amico ha appena sposato segretamente Giulietta ) e raccoglie lui la sfida di Tebaldo, e i due si battono. Romeo tenta invano di dividerli, ma proprio in questo tentativo ostacola l' amico, così Tebaldo può ucciderlo. Romeo, vedendo cadere l' amatissimo Mercuzio, non è più capace di trattenersi : estrae la spada, si avventa su Tebaldo e lo trafigge. La tragica macchina del destino si è mossa. Romeo viene condannato all' esilio. Trascorre una breve, struggente e disperata notte con Giulietta e la mattina seguente lascia Verona. Intanto il vecchio Capuleti, il quale non sa che la figlia è già sposata con Romeo, decide che Giulietta debba sposare immediatamente suo cugino Paride; le proteste e i pianti della fanciulla non servono a nulla.
Giulietta è disperata, ma frate Lorenzo le viene in aiuto suggerendole di prendere un potente narcotico, che la farà cadere per quaranta ore in un sonno simile alla morte ; egli nel frattempo avviserà Romeo dello stratagemma perché il giovane possa trovarsi accanto a lei al suo risveglio nel sepolcro.

La vigilia delle nozze Giulietta, trepida ma coraggiosa, prende il narcotico e stramazza al suolo. Per la grande casa si diffonde un senso di orrore : Giulietta è morta ! Piangendo amarissime lacrime, i familiari portano nel sepolcro il suo corpo apparentemente senza vita. vestita dell' abito di nozze. Ma ancora il destino è crudele con i due innamorati : il frate che avrebbe dovuto avvisare Romeo non riesce a raggiungere il giovane ; a Romeo invece giunge la terribile notizia dell' improvvisa morte di Giulietta. Stroncato dal dolore, parte immediatamente per recarsi presso la giovane sposa e morire vicino a lei. Davanti al sepolcro, Romeo si incontra con il promesso sposo, Paride. I due uomini, entrambi disperati, si battono a duello : Romeo uccide Paride. Poi bacia per l' ultima volta Giulietta che giace, fredda e bellissima, nella tomba aperta ; osserva con struggente e disperato amore quel viso immobile che non gli sorriderà più. Perché continuare a vivere ? Beve un veleno e muore, vicino alla donna che ama più della sua stessa vita. Poco dopo Giulietta si risveglia, vede presso di lei Romeo ormai cadavere con la coppa del veleno in mano. Anche lei quindi non ha più motivo di vivere : afferra un pugnale, e, dopo aver detto ancora una volta con straziante tenerezza il suo amore per Romeo, si immerge la lama nel petto. I due giovani sono vicini, finalmente uniti. La tragedia finisce con il racconto di questo duplice e terribile morte, fatto dal frate e dal paggio di Paride alle famiglie riunite dei Capuleti e dei Montecchi.

La morte dei due innamorati servirà alla loro riconciliazione.

ALCUNE CONSIDERAZIONI

Mai come in Giulietta e Romeo l' amore, nel suo misterioso intrecciarsi di sogno e di passione, di speranze e di morte, è stato rappresentato con tanta suggestione. Soltanto in qualche grande poesia è possibile ritrovare tanta dolce intensità. Shakespeare era anche un poeta e in questa favola egli ha concentrato purezza lirica, originalità d' immagini, come in una lunghissima e splendente poesia. La storia narrata da Shakespeare è una vicenda artificiosa e melodrammatica : l' ambiente descrive la vita della nobiltà del secolo XVI secondo le regole di un machiavellismo di maniera ; il destino è crudele al di là di ogni misura con i due giovani, le uccisioni si susseguono a ritmo impressionante, il finale è a sorpresa. Eppure, leggendo l’opera, noi non ci accorgiamo di tutto ciò e partecipiamo e ci commuoviamo alla vicenda dei due giovani sposi. Perché ? ...Perché c' è l' invenzione poetica, perché Shakespeare ha rivestito di stupenda poesia una trama macchinosa e ne ha fatto un' opera d' arte. Noi leggiamo commossi la storia dei due giovani innamorati e sentiamo dentro di noi che è così , che è tutto vero perché è vero l' amore, e tutto il resto non conta. Dopo Romeo e Giulietta Shakespeare creò opere fortemente drammatiche, opere storiche, opere comiche , la sua esplorazione dell' animo umano, con tutti i sentimenti e tutte le passione che lo agitano, non ha conosciuto limiti ( e certe sue battute, alcuni suoi pensieri sono giunti sino a noi con la incisiva potenza dei proverbi ), ma questa opera giovanile, anche di fronte alle grandi opere della maturità, resta poeticamente insuperata e insuperabile.

Nessun commento: